Il Parco fluviale di Cannuzzo intitolato al poeta Tolmino Baldassari.

Il Parco fluviale di Cannuzzo intitolato al poeta Tolmino Baldassari

L’amministrazione comunale, in collaborazione col Consiglio di zona di Pisignano-Cannuzzo, e l’Associazione culturale “Tolmino Baldassari”, ha intitolato il Parco fluviale di Cannuzzo al poeta Tolmino Baldassari.

La cerimonia si è svolta domenica 7 aprile nel pomeriggio con visita al percorso del Parco fluviale fino alla Chiesa di Cannuzzo.

Erano presenti i famigliari, tanti amici di Tolmino, i ragazzi dell’Istituto comprensivo intercomunale e le autorità cittadine.

Durante il percorso nel parco, i poeti Nevio Spadoni e Gianfranco Miro Gori hanno letto alcune poesie di Tolmino, il critico letterario Manuel Cohen e il presidente dell’Associazione culturale “Tolmino Baldassari”  Roberto Zoffoli hanno ricordato la figura del poeta.

Tolmino abitava a Cannuzzo e la sua casa si trova proprio vicino al fiume Savio, lungo il cui argine si sviluppa il parco.

Nella casa del poeta ora si tengono alcune iniziative legate alla letteratura e alla poesia, promosse dall’Associazione culturale “Tolmino Baldassari” nata nel 2015, con gli obiettivi di conservare ed ampliare la conoscenza della lingua dialettale e della tradizione romagnola nei vari ambiti, letterario, artistico, sociologico,  per trasmettere l’amore e la conoscenza della cultura romagnola.

Il parco è un ambiente di grande pregio, un’oasi di pace immersa nel verde, che in particolare durante i fine settimana diventa un luogo di  ritrovo ed aggregazione per la comunità ed è per questo che il progetto di dedicarlo a Baldassari, su proposta dell’Associazione, con un percorso che potesse richiamare e illustrare la sua vita e le sue opere di poesia e letteratura, ha incontrato l’interesse dell’amministrazione.

Lungo il percorso del parco fluviale sono state realizzate tre isole letterarie dedicate al poeta e ognuna di queste è composta da un gruppo di alberi e da una coppia di panchine.

Nello schienale della coppia delle panchine viene riportato rispettivamente il testo di una poesia in dialetto con la traduzione italiana: Scariulê (da Canutir - 2006), I ranoc (da Ómbra d’luna - 1993), Una vósa (da un Mònd ch’u s’è stret - 2014).

In corrispondenza dei tre accessi al parco fluviale sono stati installati dei pannelli illustrativi che riportano la planimetria del luogo e un estratto della biografia di Tolmino, oltre a  tre poesie, una per pannello: Canutir (da Canutir - 2006), Al culâni (da Ómbra d’luna - 1993), La néva (estratto da La néva).

Le poesie sono state selezionate tra i lavori del poeta dall'Associazione Tolmino Baldassari .

 

Tolmino Baldassari

Biografia

 Tolmino Baldassarinacque a Castiglione di Cervia nel 20 maggio 1927, ultimo di cinque figli di un birocciaio (carrettiere) e di una casalinga. Negli studi si fermò appena un anno dopo la quinta elementare. Quell'anno in più fu comunque fondamentale poiché conobbe la Divina Commedia. Riprese l'opera successivamente e la lesse in maniera più approfondita durante il servizio militare.  Visse nel paese natale fino a 26 anni, poi si trasferì a Ravenna e, da qui, nella frazione di San Pietro in Vincoli. Dal 1962 alla morte abitò a Cannuzzo, frazione che costeggia il fiume Savio. Lavorò come meccanico, bracciante agricolo, funzionario di partito e, per 25 anni, sindacalista nella CGIL. Rivestì la carica di segretario della camera del lavoro di Cervia; fu consigliere comunale dal 1951 al 1956 e dal 1964 al 1989 per il PCI.  Iniziò l'attività letteraria negli anni settanta, ormai prossimo ai cinquant'anni. Fu ispirato dalla lettura della raccolta I Bu (I buoi) di Tonino Guerra, uscita nel 1972. Spiegò: “Ero convinto che nel Novecento fosse anacronistico scrivere in dialetto. Ma, dopo aver acquistato I Bu di Guerra, mi resi conto invece che si poteva creare ancora poesia vera con il dialetto”. Debuttò nel 1975 con la raccolta Al progni ṣerbi. Ad essa seguirono varie altre sillogi poetiche che attirarono l'attenzione della critica. Parallelamente all'attività poetica, Baldassari eseguì lavori di traduzione, specialmente dallo spagnolo, maturando una vasta conoscenza della letteratura latinoamericana. Tradusse alcuni classici del Novecento, tra cui Maria Maddalena e altri inediti di Federico García Lorca.  All'attività di scrittore e traduttore seppe unire quella di divulgatore. Nel corso degli anni Baldassari tenne diverse lezioni di letteratura presso varie scuole e fu docente di alcuni corsi di poesia presso l'Università per adulti di Ravenna. Nel 1987 la sua opera fu oggetto di un convegno a Cervia. Nello stesso anno il critico Franco Brevini inserì Baldassari nella celebre antologia Einaudi Poeti dialettali del Novecento, sancendone lo spessore letterario a livello nazionale. Morì a Cannuzzo di Cervia il 27 aprile 2010.

In poesia ha pubblicato:
Al progni sérbi, Edizioni del Girasole, Ravenna 1975;
E’ pianafort ivi 1977;
La campana, Forum/Quinta Generazione Forlì,1979;
La néva. Poesie 1974-1981, ivi 1982;
Al rivi d’eria, Il Ponte, Firenze 1986;
Quaderno di traduzioni, Nuova Compagnia Editrice, Forlì 1990;
Òmbra d’luna, Campanotto, Udine 1993;
I vìdar, Mobydick, Faenza 1995;
E’ zet dla finestra, Book, Castel Maggiore 1998;
L’éva, P.G. Pazzini, Villa Veriucchio 2002;
Se te t’gverd, Pulcinoelefante, Osnago 2005;
Canutir, Raffaelli, Rimini 2006.

Ha inoltre pubblicato:
Quaderno di traduzioni, Nuova Compagnia Editrice, Forlì 1990;
Qualcosa di una vita, Edizioni del Bradipo, Lugo 1995
Cervia, un luogo del vivere, Edizioni del Bradipo, Lugo 1998

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