Venerdì 19 Novembre 2010

Violenza di genere

Definizione del fenomeno
La violenza di genere è la violenza perpetrata contro donne e minori, basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani. Questa terminologia è largamente usata sia a livello istituzionale che da persone e associazioni di donne che operano nel settore. «Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne» e quindi come «[…] uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini»  così come viene rilevato nell’introduzione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 che, nell’art.1, descrive la violenza contro le donne come «Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».
La violenza alle donne solo da pochi anni è diventato tema e dibattito pubblico, mancano politiche in contrasto alla violenza alle donne, ricerche, progetti di sensibilizzazione e di formazione.
La violenza contro le donne è un fenomeno che coinvolge in modo trasversale tutte le classi sociali, le culture, le religioni, le situazioni geopolitiche e che assume diverse forme nelle varie società. Nessuna società o cultura ne è immune: la violenza colpisce le donne in ogni parte del mondo, nella sfera pubblica come in quella privata, in tempo di pace e durante i conflitti.
Le vittime della violenza, così come gli autori della violenza, provengono da tutte le classi sociali, hanno età differenti, svolgono ogni tipo di professione: la quasi totalità dei casi di violenza avviene in famiglia, per mano di un partner o di un marito e spesso viene perpetrata dinnanzi ai figli. Sarebbe un errore pensare che la violenza contro le donne si verifichi solo in contesti di forte disagio sociale e di povertà culturale.
La dimensione sociale della violenza contro le donne ha le proprie radici in profonde motivazioni culturali e nei tradizionali modelli di relazione tra i generi: la violenza si configura quindi, in questo senso, come un modo per riappropriarsi di un ruolo gerarchicamente dominante, quello maschile, a cui sono da sempre stati concessi privilegi.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.

Varie forme di violenza di genere
Da diverse ricerche emerge che la violenza di genere si esprime su donne e minori in vari modi ed in tutti i paesi del mondo. Esiste la violenza domestica esercitata soprattutto nell’ambito familiare o nella cerchia di conoscenti, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d’onore, uxoricidi passionali o premeditati. I bambini, gli adolescenti, ma in primo luogo le bambine e le ragazze adolescenti sono sottoposte all’incesto.
Le donne sono esposte nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro a molestie ed abusi sessuali, a stupri e a ricatti sessuali. In particolare verso le lesbiche sono agiti i cosiddetti "stupri correttivi". In molti paesi le ragazze giovani sono vittime di matrimoni coatti, matrimoni riparatori e/o costrette alla schiavitù sessuale, mentre altre vengono indotte alla prostituzione forzata e/o sono vittime di tratta. Altre forme di violenza sono le mutilazioni genitali femminili o altri tipi di mutilazioni come in un recente passato le fasciature dei piedi, le cosiddette "dowry death" (morte a causa della dote),l’uso dell’acido per sfigurare, lo stupro di guerra ed etnico.
Va citato il femminicidio che in alcuni paesi, come in india e in Cina, si concretizza nell’aborto selettivo(le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente) mentre in altri addirittura nell’uccisione sistematica di individui adulti. Esistono infine violenze relative alla riproduzione (aborto forzato, sterilizzazione forzata, contraccezione negata, gravidanza forzata).

I Centri antiviolenza e le Case delle Donne
A partire dagli anni settanta il movimento delle donne e il femminismo in occidente hanno iniziato a mobilitarsi contro la violenza di genere sia per quanto riguarda lo stupro che per quanto riguarda il maltrattamento e la violenza domestica.
Le donne hanno messo in discussione la famiglia patriarcale e il ruolo dell’uomo nella sua funzione di "marito/padre-padrone", non volendo più accettare alcuna forma di violenza esercitata su di loro fuori o dentro la famiglia.
La violenza alle donne, in qualunque forma si presenti, ma in particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare, è uno dei fenomeni sociali più nascosti, è considerato come punta dell’iceberg dell’esercizio di potere e controllo dell’uomo sulla donna e si mostra in diverse forme come violenza fisica, psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia.
Già negli anni settanta le donne hanno creato i primi Centri antiviolenza e le Case delle donne per ospitare donne che hanno subito violenza e che potevano trovare ospitalità nelle case rifugio gestite dalle associazioni di donne. In Italia i primi Centri antiviolenza sono nati solo alla fine degli anni novanta ad opera di associazioni di donne proveniente dal movimento delle donne, tra cui la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e la Casa delle donne maltrattate di Milano. Ad oggi sono varie le organizzazioni che lavorano sui vari tipi di violenza di genere. I Centri antiviolenza in Italia si sono riuniti nella Rete nazionale dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne. Nel 2008 è nata una federazione nazionale che riunisce 54 Centri antiviolenza in tutta Italia dal nome D.i.Re: Donne in Rete contro la violenza alle donne.

Statistiche
Al 2006, l’ISTAT ha eseguito un’indagine per via telefonica su tutto il territorio nazionale, raccogliendo i seguenti risultati

  • Le donne tra i 16 e i 70 anni che dichiarano di esser state vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita sono 6 milioni e 743 mila, cioè il 31,9% della popolazione femminile; considerando il solo stupro, la percentuale è del 4,8% (oltre un milione di donne).
  • Il 14,3% delle donne è stata oggetto di violenze da parte del partner: per la precisione, il 12% è stato oggetto di violenza fisica e il 6,1% di violenza sessuale. Del rimanente 24,7% (violenze provenienti da conoscenti o estranei), si hanno 9,8% di violenze fisiche e 20,4% di violenza sessuale. Per quanto riguarda gli stupri, il 2,4% delle donne afferma di essere stata violentata dal partner e il 2,9% da altre persone.
  • Il 93% delle violenze perpetrate dal coniuge non viene denunciata; la percentuale sale al 96% se l’autore non è il partner. Al 2004 il 91,6% degli stupri, in base a dati ISTAT, non è segnalata alle autorità.

Materiali
Scarica la guida Violenza di genere e sicurezza delle donne in Emilia Romagna.